Cartoline - Paesaggi immaginari e dove trovarli
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tempo di lettura: 3 minuti e 10 secondi
Continuiamo a parlare di strade, questa volta tocca a quelle disobbedienti, le desire paths!
Cartolina n° undici
data: 8 VI 2021
luogo: Percorsi informali (Google Earth)
n° di serie: 11
I desire paths, letteralmente “sentieri desiderio”, si trovano ovunque e sicuramente ciascuno almeno una volta nella vita ne ha percorso o addirittura tracciato uno. Si tratta di quei sentieri informali e spontanei usati, nella maggior parte dei casi, per accorciare i percorsi. L’esempio più diffuso e visibile si trova nei parchi urbani o nelle aree senza marciapiedi solcate da linee che attraversano con andamento irregolare (spesso diagonale) i prati e su cui, dato il passaggio frequente, l’erba non ricresce più.
Desire paths Group - © Flickr
Gli appellativi per questi sentieri sono molti: cow paths, pirate paths, social trails, chemins de l’âne (sentieri dell’asino) e Olifantenpad (sentiero dell’elefante). Il primo a dare risalto a queste strade fu, manco a dirlo, JM Barrie l’autore di Peter Pan, che le definì “strade che si sono fatte da sole” (avranno ispirato la sua mappa per raggiungere l’Isola che non c'è?). Invece più recentemente lo scrittore britannico di paesaggio Robert Macfarlane le ha definite come "linee del desiderio" o “vie del libero arbitrio”, perché si tratta di strade che si oppongono al disegno imposto dalla pianificazione e sono percorse da veri escursionisti urbani che con i piedi e con il tempo le imprimono nel suolo.
I desire paths possono formarsi ovunque e alcuni sono solcati con tanta frequenza da essere visibili anche su Google Maps. Sulla piattaforma di social news reddit c’è una sezione interamente dedicata a loro, a dimostrazione che si tratta di un fenomeno urbano che va ben oltre quello della scorciatoia.
Vista aerea, Parco di Monza (IT) - © Immagine estratta da Google Earth
Numerosi sono gli studi e le ricerche sul tema. I due urban planner che si sono dedicati maggiormente alla questione sono l’italiano Riccardo Marini e il danese Jan Gehl che sono giunti alla conclusione che i desire paths sono uno strumento di comunicazione tra cittadini e pianificatori:
gli abitanti della città rispondono agli urbanisti, dando un feedback con i loro piedi.
Infatti i percorsi informali diventano tracciati visibili perché rispecchiano un desiderio collettivo di attraversare una data area oppure di rifiutare di percorrere le strade disegnate. Sta ai progettisti individuare i motivi di questa disobbedienza civile e tradurli in ragionamenti utili a migliorare l’ambiente urbano. Infatti, tornando ai ragionamenti di Marini e Gehl:
i desire paths sono un modo per dare ascolto alle persone che frequentano un luogo; i modi in cui uno spazio viene percorso possono dire molto sulle sue caratteristiche.
Alcuni campus universitari degli Stati Uniti si stanno affidando ai desire paths per il disegno degli spazi all’aperto: durante un certo tempo studenti e insegnanti sono liberi di muoversi e tracciare percorsi, in un secondo momento quelli più marcati e frequentati vengono pavimentati. Quello che ne risulta sono disegni molto belli, come nel caso del campus della Michigan State University, che sembra una tavola incisa. Anche Rem Koolhaas nel suo progetto per l'Illinois Institute of Technology ha lasciato che fosse il calpestio degli studenti a dare forma al disegno degli esterni.
Michigan State University, USA - © Immagine estratta da Google Earth
I desire paths non solo possono esprimere i desideri di movimento di chi vive lo spazio, ma possono addirittura conservare tracce della sua storia.
Ad esempio, secondo alcuni esperti di pianificazione urbana, tra cui lo stesso Marini, la celeberrima Broadway è stata la prima “linea del desiderio” di New York City in quanto segue la traccia del sentiero Wickquasgeck, quello che i nativi americani percorrevano per raggiungere gli insediamenti pre-coloniali di Manhattan, evitando paludi e colline. Infatti guardandola dall’alto è l’unica strada ad aver mantenuto un andamento piuttosto personale rispetto alla griglia ortogonale su cui si imposta il famoso distretto newyorkese.
Mappa del 1656 con il sentiero "Wickquaskeck" che attraversa l’isola di Manhattan - © Wikipedia
Sempre secondo gli studi di Marini, anche Cowgate, la strada del centro di Edimburgo, è nata sull'impronta del sentiero che i pastori percorrevano per raggiungere il mercato e il suo toponimo sembra confermare questa ipotesi.
Sapere che le linee in mezzo ai prati e alle aiuole sono più di semplici sentieri, che appartengono ad una famiglia e sono addirittura manifestazione di desideri, renderà ancora più divertente percorrerle. Così come sarà interessante far caso alle molte vie alternative che spontaneamente tracciamo tutti i giorni, ma che sull’asfalto non lasciano traccia.
I desire paths insegnano che la riappropriazione dello spazio urbano passa per una somma di piccole azioni quotidiane, disobbedienti, apparentemente insignificanti ma che se condivise hanno il potere di produrre cambiamento e di influenzare l’intero sistema della città del futuro.
D’altro canto, cosa sarebbe New York senza Brodway?
Broadway, New York City - © Immagine estratta da Google Earth
Altre ricerche sul tema:
Networked Utopias, University of Wollongong
Embracing the Desire Lines, Tom Fleming
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Appuntamento al prossimo martedì!
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