Cartoline - Paesaggi immaginari e dove trovarli
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La tecnologia emergente ci sta offrendo la possibilità di essere proiettati in mondi digitali con i quali interagire quasi come nella vita reale. Se fino a pochi anni fa la questione era relegata al mondo del cinema fantascientifico e futuristico, oggi ha a che fare con la nostra quotidianità. Per questo è giunto il momento di affrontare seriamente il tema del digitale, per capire che cosa sta accadendo.
Cartolina n° diciotto
data: 27 VII 2021
luogo: Barcellona e Madrid (ES)
n° di serie: 18
Tutte le discipline sono chiamate ad interrogarsi sulla questione, ma l’Architettura lo è un po’ di più. L'amplificazione della realtà materiale o la creazione di mondi artificiali sta provocando una crescita esponenziale di nuovi paesaggi in cui è possibile immergersi “a piè pari” e di cui è necessario prendere coscienza e consapevolezza.
In Learning from Las Vegas Robert Venturi scriveva “Per un architetto, imparare dal paesaggio circostante, è un modo di essere rivoluzionario... la creatività dipende dall’osservare ciò che ci circonda”. Il libro, sebbene al momento della pubblicazione nel 1972 scatenò un vero e proprio putiferio, in breve divenne un’opera fondamentale ed estremamente attuale, perché fornisce un approccio prezioso al mondo. La proposta degli autori fu semplice e coraggiosa: osservare da vicino e studiare la città simbolo della nuova era, cresciuta nel bel mezzo del deserto ad una velocità mai vista prima, e affrontare così di petto la questione. Infatti Venturi, Scott Brown e Izenour non hanno fatto altro che gettare luce sulle forze che stavano trasformando le vecchie città di stampo europeo: l’uso di massa dell’automobile, la cartellonistica pubblicitaria a neon, l’uso commerciale di nuove tipologie architettoniche come il fast food, il drive in, lo shopping mall, ecc.
Ai contestatori che chiedevano:
Che cosa si può imparare da Las Vegas? Città fatta di cartelloni pubblicitari?
Venturi rispondeva:
Suggeriamo che gli architetti possano apprendere da questa città una lezione sulla capacità comunicativa dell’architettura e sull’uso della fantasia e della luce per creare strutture piacevoli che attirano le persone.
© MIT Press
Non siamo forse, oggi, di fronte allo stesso quesito? Alla stessa necessità di cercare dei punti di riferimento per capire che cosa sta accadendo?
Il paesaggio urbano e quotidiano in cui trascorriamo le nostre vite è permeato dalla tecnologia, dal digitale, dal virtuale. Passiamo buona parte delle nostre giornate immersi in mondi che sono altro rispetto a quello materiale. La stratificazione tra realtà e immaginazione sta diventando strutturale, per questo non possiamo più rifiutarla o relegarla alla sfera tecnologica, dobbiamo affrontarla.
La prima rivoluzione a cui stiamo assistendo è che la realtà si sta rivelando molteplice. Ricercatori, filosofi e scienziati si stanno dedicando alla definizione delle sue declinazioni, ma almeno con due di queste stiamo già familiarizzando da un po’:la realtà aumentata e quella virtuale.
La prima è un potenziamento della vita reale e si sta facendo strada in moltissimi aspetti della nostra vita (basti pensare ai display informativi sulle automobili), la seconda invece ricrea interamente mondi artificiali con cui interagire attraverso dispositivi che permettono di superare i limiti materiali e fisici della realtà, offrendo esperienze sempre più immersive e sensoriali.
© IAAC - SUPERBARRIO
Dal mondo della progettazione arrivano già segnali molto incoraggianti di sperimentazioni che familiarizzano con queste nuove metodologie e linguaggi. Tra i casi più interessanti segnaliamo il progetto SUPERBARRIO di IAAC - Institute for Advanced Architecture of Catalonia a Barcellona, che usa la realtà aumentata come strumento a servizio della pianificazione a scala di quartiere. Superbarrio usa le potenzialità della gamification per incentivare la partecipazione dei cittadini nel progetto dello spazio pubblico del loro quartiere. Il “giocatore” può scegliere e aggiungere elementi di arredo, funzioni e servizi negli spazi, anche in quelli abbandonati, e ricevere in tempo reale una restituzione sul livello di ecologia, energia, mobilità e cultura delle proprie scelte. Tutto questo aiuta architetti, pianificatori e stakeholders ad interpretare i desideri, le proposte e le necessità dei cittadini, oltre ad essere occasione per educare all’azione civica e alla sostenibilità della città. Al momento il progetto viene usato a Barcellona, Genova e Favara (AG).
link al video SUPERBARRIO:
Sempre dalla Spagna, questa volta da Madrid, arriva un’altra sperimentazione interessante e promettente, nata dalla visione di BIAN multiformat design office. I due giovanissimi architetti fondatori dello studio, Angel Cobo Alonso e Carmen Bentabol Esparza, nel mese di febbraio hanno organizzato una residenza artistica virtuale, promossa dal Matadero Madrid e Madrid Destino, destinata a tutti i “creatori di spazi virtuali 3D” con l'obiettivo di trasformarli in maschere instagram con le quali comporre una galleria di luoghi virtuali visitabili attraverso il social network.
I partecipanti, senza vincoli di titoli o formazione, sono stati selezionati in base a quanto gli spazi modellati fossero accattivanti e adatti alla conversione in maschere (processo di cui si è occupato lo studio BIAN). Al progetto è stato dato il titolo di LIMBO perché nasce dalla considerazione che oggi molte architetture vedono la luce sono nella sfera virtuale, componendo un insieme di luoghi e paesaggi che esistono in rete, ma che sono destinati all’oblio e quindi a restare in un limbo. Ma con questo esperimento - tanto riuscito che si sta preparando la seconda edizione - BIAN ha fatto molto più che sottolineare la caducità dell’architettura, ha suggerito alle scienze del progetto un mondo alternativo a cui dedicarsi e ha fissato un punto molto chiaro: la questione del digitale è una questione di paesaggio e la progettazione della realtà virtuale è compito anche dell’architettura contemporanea! Il dibattito che scaturisce da tutto ciò ha una portata di carattere filosofico, perché produrrà molti altri interrogativi, punti di vista, questioni. Sono già molte le domande con cui siamo chiamati a confrontarci:
Come conosceremo e visiteremo i luoghi virtuali? Come mapperemo le relazioni che nasceranno al loro interno? Serviranno nuove leggi, nuovi codici? Si aprirà un ventaglio di nuove esperienze?
© IAAC - SUPERBARRIO
Giancarlo De Carlo negli anni ’70 scrisse: “la cultura pop ha allargato lo spettro della comunicazione umana perché ha introdotto nell’uso comune alcune forme di espressione che sino ad oggi sono state considerate irrilevanti o addirittura esecrabili […]”
È un’intuizione estremamente attuale. Facciamone buon uso, perché la questione digitale non ha più nulla di irrilevante e rifiutarla non ha più senso.
ListLab ha accolto la sfida e in primavera uscirà con un libro dedicato all’esperienza di BIAN per la collana The Digital Affairs. Ci auguriamo che possa contribuire a rivoluzionare il modo di intendere l’architettura e il paesaggio.
Nota:
Nel giugno 2000 una squadra di quindici architetti spagnoli si riunì a Barcellona con il proposito di formulare un comune approccio a temi strategici per il futuro, riguardanti la residenza, la città e l'ambiente. Ne nacque Metapolis
un documento-manifesto che è a tutti gli effetti il dizionario dell’architettura emergente; riunisce i termini incrociati che aiutano i progettisti a confrontarsi con il panorama sociale contemporaneo, la cultura dell'arte visiva e della tecnologia.
Da avere in biblioteca!
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