Cartoline - Paesaggi immaginari e dove trovarli
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Lo spazio sonoro in cui viviamo è dato per scontato. Il motivo è semplice: ne siamo immersi completamente e quindi ne abbiamo poca consapevolezza; lo dimentichiamo, come fosse un sottofondo anonimo a cui prestiamo attenzione solo in caso di rumori inaspettati, anomali, fastidiosi. Tuttavia le interconnessioni acustiche tra spazi e corpi sono importanti e possono dire molto sulla fruibilità e sulla qualità dell’ambiente.
Cartolina n° dodici
data: 15 VI 2021
luogo: Paesaggi sonori, Italia
n° di serie: 12
Si sta affermando una generazione di artisti, performer e ricercatori che si dedicano ad indagare la relazione tra suono e paesaggio. Come si legge su The New Noise (webmagazine di musica non convenzionale, italiana e non) sembra che questa attenzione abbia radici nelle sperimentazioni musicali iniziate da John Cage, Pauline Oliveros o Raymond Murray Schafer1 e che stia crescendo in una forma sempre più ibrida che parla di territorialità, di attenzione al contesto, di pratiche di ascolto e di interazione con la materia di cui è fatto lo spazio.
schizzo n°31 - © R. Murray Schafer
Gli esponenti di questo movimento sostengono che la riappropriazione del paesaggio ad opera delle persone e delle comunità sia possibile solo conoscendolo nel suo intimo, per questo lo percorrono, lo esplorano, ne registrano le vibrazioni e talvolta lo suonano. Le pratiche utilizzate sono ibride e multidisciplinari, oscillano tra scienza, tecnologia, musica, filosofia, antropologia, arte, architettura, design ed educazione; la prima cosa che insegnano è che dovremmo proprio imparare ad ascoltare e non solo con le orecchie, ma con tutto il nostro corpo.
La letteratura anglosassone dà centralità e valore al tema grazie ad un termine che è, per definizione, interdisciplinare: soundscape il cui significato è da cercare all’intersezione di due ambiti, i sound studies e gli urban studies. Infatti, il concetto di paesaggio sonoro, nato in seno all’ambito musicale, negli ultimi anni ha intrapreso traiettorie comuni all’urbanistica e alla pianificazione, soprattutto per quello che riguarda la partecipazione nella sua doppia valenza di costruzione di comunità e d’esperienza.
Soundscape:
“acoustic environment as perceived or experienced and/or understood by a person or people, in context”
(ISO 12913-1:2014)
Favourite sounds - © Peter Cusack
Lo studio sull’ambiente acustico ha una storia piuttosto recente. I primi contributi significativi giungono dagli Stati Uniti nel 1960, grazie ai ricercatori del MIT di Boston che, ispirati ai “paesaggi immaginari” di K.Lynch, cominciano a leggere la sonorità delle città chiedendo aiuto alla musica e all’ingegneria acustica. Vent’anni dopo, nel 1979, le ricerche sul paesaggio si evolvono soprattutto grazie al CRESSON Research Team di Grenoble (FR) che inizia a riflettere sull’esperienza sonora nel quotidiano. La questione compie così un salto di scala e comincia ad allearsi ad altre discipline quali le scienze sociali e quelle del progetto, iniziando il percorso di affermazione del soundscape contemporaneo come disciplina interdisciplinare.
L’urbanistica, la pianificazione e la politica danno centralità al suono come patrimonio e come strumento di conoscenza e partecipazione all’ambiente, e riconoscono il soundscape come strumento per far emergere tematiche importanti e necessarie a costruire i paesaggi futuri e futuribili. Per questo i soundscapers acquistano un ruolo sempre più importante in materia di conoscenza e tutela di spazi e di comunità. Il loro lavoro consiste nel mettere a punto sistemi e metodi per interpretare il territorio contemporaneo e le sue alterazioni, esplorare le possibilità di scambio e di relazione con le comunità e le istituzioni e contribuire alla diffusione e maturazione di coscienza e consapevolezza acustica.
Molti sono i soundscapers che scandagliano il paesaggio italiano in cerca di vibrazioni e suoni e che stanno contribuendo in modo determinante all’evoluzione del soundscape a livello nazionale e internazionale. Accenniamo al lavoro di Enrico Coniglio, Nicola Di Croce e Attila Faravelli le cui molteplici sfaccettature rendono bene l’idea di quanto sia ampio lo spettro della ricerca sonora.
Teredo Navalis - Enrico Coniglio
Il veneziano Enrico Coniglio è compositore, sound artist e ha un background da urbanista. La laguna è il suo campo di sperimentazione e la sua ricerca è orientata all’estetica del paesaggio che ritrae attraverso il suono, cogliendone sfumature quali la perdita di identità, l'evoluzione e la trasformazione in aree abitate o abbandonate e dimenticate. Enrico legge la città, la decodifica, ne estrapola testimonianze sonore che, pur raccontandone la storia, servono a tratteggiare il suo futuro. Infatti chi ha avuto modo di esperire i suoi lavori assicura che i suoni e le vibrazioni captate siano difficilmente collocabili nel tempo, come se provenissero dal futuro e da paesaggi inesplorati.
“Suoni a margine. La territorialità delle politiche nella pratica dell’ascolto” - Meltemi, 2018
Un altro architetto-musicista che è riuscito a fondere spazio e suono in modo non convenzionale è Nicola Di Croce che, combinando pratica artistica e ricerca accademica, è riuscito a mettere a punto strumenti e a fornire spunti per analizzare con estrema consapevolezza l’ambiente e le sue trasformazioni. La ricerca di Nicola incarna alla perfezione l’anima interdisciplinare dello studio, tanto da essere uno dei primi a fornire una lettura “sonora” di questioni come lo spopolamento, la gentrificazione, il turismo, la scomparsa di identità locali e di patrimoni culturali intangibili, problemi che, dichiara in un’intervista:
… passano spesso “inosservati” e che i suoni possono far emergere e portare al centro del dibattito pubblico.
Nel 2018 ha pubblicato il libro “Suoni a margine. La territorialità delle politiche nella pratica dell’ascolto”, uno strumento per interpretare i messaggi dell’ambiente sonoro capace di mettere in comunicazione realtà, comunità e luoghi apparentemente disconnessi. Si tratta di un vero e proprio dizionario interdisciplinare, dove concetti, parole e suoni si completano a vicenda. Le tracce audio (scaricabili gratuitamente dal sito dell’editore) sono un viaggio non solo nella ricerca di Nicola, ma attraverso l’Italia e l’Europa (Matera, Venezia, Grenoble, Klaipeda,…). Concedetevelo!
“30 Meters Stretch” Attila Faravelli con Seiji Morimoto
Se Coniglio e Di Croce si confrontano con la grande scala del paesaggio e della comunità di persone che lo popolano, Attila Faravelli, sound artist e musicista elettro-acustico, si occupa dello spazio ad una scala più piccola, quella della materia e delle sue vibrazioni. Nel suo progetto Aural Tools mette a punto dei dispositivi sonori elementari per performance semplici, capaci di sottolineare la relazione tra le vibrazioni dei corpi e dello spazio in cui si muovono. Dalla collaborazione con colleghi e perfomer, è nato un set di oggetti portatili di design povero, da avere sempre con sé. Lui stesso li definisce “strumenti per scienziati nomadi”, coloro cioè che si immergono nella realtà che attraversano e che si mettono in gioco, entrando in collisione sonora con le cose.
Il soundscape dimostra che l’espansione dei contesti e delle pratiche è il mezzo privilegiato per studiare l’ambiente costruito e per infiltrarsi nella sfera degli spazi quotidiani, nella loro contingenza, nei loro ritmi, nel loro divenire, nelle loro dinamiche sociali e culturali. Speriamo quindi che sia finalmente arrivato il tempo di abbandonare le definizioni e i confini disciplinari e di affidarsi alla saggezza dell’ascolto.
Ora lasciamo che siano le vostre orecchie e il vostro corpo ad approfondire, sicuri del fatto che dopo queste esperienze sonore, se avrete la curiosità giusta per mettervi in ascolto, il vostro ambiente non vi sembrerà più lo stesso!
Approfondimenti consigliati:
SONIC ARTS RESEARCH CENTRE - Queen's University Belfast
AIPS - Archivio Italiano Paesaggi Sonori
Se hai letto fino a qui … GRAZIE!
Se hai qualche commento o suggerimento, scrivici!
Appuntamento al prossimo martedì!
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J. Cage, teorico e sperimentatore del silenzio come materia sonora; P.Oliveiros, fisarmonicista e teorica musicale, è stata la prima ha parlare di consapevolezza sonora; R.Murray Schafer è il fondatore del concetto di ecologia acustica.