Cartoline - Paesaggi immaginari e dove trovarli
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Una materia si dice liquida quando ha un volume determinato e pressoché invariabile qualunque sia la pressione a cui viene sottoposta; per resistere alle spinte esterne ha trovato l’escamotage perfetto: non ha una sua forma, ma assume quella del contenitore.
Come alchimisti contemporanei, un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Cultura del Progetto dello IUAV di Venezia è riuscito nell’impresa di rendere liquido lo spazio e le riflessioni su di esso.
Cartolina n° quindici
data: 6 VII 2021
luogo: Venezia (IT)
n° di serie: 15
S.Tornieri e M.Triches di PRIDE (Pro Research Integral Design Environment) e F.Bergamo, A.Bortot, I.Rocca di VIDE (Vision Integral Design Environment) hanno messo in discussione metodi, modelli e punti di vista sul paesaggio contemporaneo, formulando domande coraggiose e confrontandosi con esponenti illustri di svariate discipline (tra le quali cinema, musica, letteratura, tecnologia, fotografia). Lo hanno fatto durante due incontri organizzati all’interno del ciclo Alla ricerca del Made in Italy e intitolati per l’appunto LIQUID-SCAPES. Abbiamo avuto la fortuna di assistervi e possiamo dire che il titolo ha mantenuto la promessa. Le conversazioni hanno prodotto una tale liquidità di pensiero da poter attraversare le definizioni e soprattutto da riuscire a infiltrarsi nei loro interstizi e nelle loro falle.
LIQUID-SCAPES, paesaggio e progetto nell’epoca delle macchine intelligenti - 9 giugno 2021, IUAV
Il dialogo è stato attivato intorno a questioni come:
Quali protocolli, modelli teorici e applicazioni è possibile attingere da altri contesti disciplinari per tradurli in soluzioni progettuali? Quali relazioni intercorrono tra l’oggettivazione del territorio prodotta dai media digitali e l’esperienza sensoriale dei luoghi che possiamo fare in quanto esseri umani? In che modo la disponibilità attuale di dati può alimentare e affinare nuove domande e metodologie di progetto?
Le risposte, aperte e spesso portatrici di ulteriori domande, sono servite a tratteggiare un atteggiamento progettuale che, nato all'intersezione tra discipline, usa un metodo olistico di approccio al paesaggio contemporaneo, capace di interpretare i cambiamenti strutturali, e senza ritorno dello stesso, in opportunità di studio e di evoluzione delle discipline del progetto.
Come fossero appunti su un taccuino riportiamo alcune visioni che reputiamo utili ad affrontare la questione. Ci scuseranno i partecipanti per le omissioni, l’eccessiva sintesi e i possibili fraintendimenti, ma su una cartolina c’è spazio solo per restituire un’impressione e per convincere ad un viaggio. Questo, nella complessità di spazi, realtà e ambienti, si preannuncia estremamente avventuroso!
Mathilde Marengo di IAAC
Institute for Advanced Architecture of Catalonia, Barcellona (ES)
L’Architettura si sta adattando alla nostra società, quella delle esperienze. Per farlo deve scardinare la staticità dello spazio. In questo la tecnologia è una grandissima alleata, perché permette di amplificare le esperienze e registrare l’evoluzione degli usi che le persone fanno del loro ambiente.
Analogique (Studio di architettura, Palermo, IT)
Collisioni
La Geografia contemporanea deve poter tracciare e mettere sulla mappa storie, tempi, luoghi e direzioni del pensiero. Come? Attraverso l’intruso, un dispositivo che si insinua nella complessità del mondo, nelle pieghe e nei confini tra le cose, e che offre un’esperienza di estraniazione dalla propria domesticità.
Attila Faravelli (sound artist)
Aural tools
Dal mondo del soundscape arrivano dispositivi capaci di tirar fuori i flussi di energia e di materia che stanno sotto e dentro le cose. Si tratta di oggetti che rendono esplicita la relazione tra lo spazio e i suoi occupanti e che permettono al progettista di essere uno scienziato nomade, capace di immergersi, provare ed entrare in collisione con le cose.
Gianpaolo Arena e Marina Caneve (fotografi)
Calamita/à
L’essere umano produce un’interferenza antropica al paesaggio che si manifesta spesso in alterazioni distruttive e senza ritorno. Il fascino del disastro deve essere convertito in un approccio di conoscenza e consapevolezza di relazione con gli altri sistemi che costruiscono lo spazio.
Simone Arcagni - Studioso di cinema, media, nuovi media e nuove tecnologie
Autore di: “L’occhio della macchina”, Einaudi, 2018
La tecnologia è un pezzo della nostra coscienza perché ci offre occasioni di scambio e di attraversamento di luoghi e spazi che vanno oltre il cemento ma che non per questo possiamo affermare come inesistenti. Per questo c’è bisogno di una nuova sociologia capace di insinuarsi nella molteplicità degli spazi percepiti e di affrontare con serietà la modificazione genetica del paesaggio contemporaneo, pesantemente e profondamente attraversato dall’immaginario.
Questi appunti sono un vedemecum per vivere l’emergente rivoluzione della cultura del progetto. Il cambiamento è profondo, ci riguarda tutti e avrà bisogno del giusto tempo per insinuarsi negli interstizi disciplinari. D’altro canto è solo nella lentezza che si generano intuizioni e che si impara ad essere selettivi e liquidi!
Anche noi, nel nostro piccolo, ci sentiamo chiamati in causa a fare delle scelte, a prendere delle posizioni nuove ad ascoltare chi può fornire punti di vista diversi perché nati da prospettive insolite. Lo abbiamo fatto in queste settimane seguendo da vicino il concorso per nuove proposte editoriali organizzato da ListLab.
Quali insegnamenti possiamo trarre dalle rivoluzioni dell'abitare in corso in Estremo Oriente? L’antropocentrismo sta superando se stesso? Quanto è forte la relazione tra tecnologia e progetto oggi?
Queste sono le grandi questioni affrontate dalle nuove collane editoriali di ListLab Meridiano 120, Enter the Anthropocene e The Digital Affairs. Ciascuna delle proposte editoriali ricevute è un seme per il paesaggio del futuro e la loro forza dimostra che lo spazio contemporaneo sta già compiendo il tanto auspicato passaggio di stato da solido (e statico) a liquido.
Cogliamo l’occasione per augurare il meglio ai vincitori del concorso, ovvero Anna Paola Pola, autrice della proposta editoriale Small Settlements in China per la collana Meridiano 120, Ilaria Furbetta e Teresa Malchiodi Albedi, autrici della proposta Oceanic Urbanization per la collana Enter Anthropocene, e Angel Cobo Alonso con Carmen Bentabol Esparza di BIAN, autori della proposta LIMBO per la collana The Digital Affairs.
Ci auguriamo che in un futuro prossimo le loro riflessioni possano contribuire a generare pensiero e nuovi modi di vedere, esperire, vivere e considerare la realtà, che forse già non sarà più univoca ma molteplice!
LIQUID-SCAPES, strategie di osservazione e nuove ecologie - 25 giugno 2021, IUAV
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Appuntamento al prossimo martedì!
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