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Se a Venezia Hashim Sarkis chiede alla comunità di architetti e designer “come potremo convivere ancora?”, a Bruxelles Ursula von der Leyen riconosce ad arti, architettura e design il ruolo di protagoniste nell’auspicato cambiamento verso l’Europa Sostenibile del 2050 e, per la prima volta in modo ufficiale, chiede che il processo sia collettivo, co-partecipato e dal basso.
Per questo nasce NEB - New European Bauhaus un programma ambizioso che è prima di ogni cosa una piattaforma dove i singoli professionisti, che si occupano dell’organizzazione e della qualità degli spazi, possono dire la loro e presentare a tutta Europa (e oltre) proposte e progetti, senza intermediari e rappresentanti. Si tratta di un approccio fortemente democratico, ispirato ad un modo di fare cultura olistico che ricorda l’antica Grecia e radicato in uno dei movimenti più significativi e rivoluzionari della storia dell’architettura e del design.
Cartolina n° cinque
data: 27 IV 2021
luogo: Bruxelles (EUROPA)
n° di serie: 5
Che cosa ha a che fare il Bauhaus con tutto questo? Come può il movimento che ha fondato il suo credo sull’acciaio e sul cemento contribuire a costruire un’Europa verde? Il contributo più prezioso della scuola di Weimar deriva della sua anima interdisciplinare e inclusiva che, cent’anni fa e in un momento critico come il dopoguerra, ha permesso ai suoi esponenti di diffondere un sentimento di ottimismo e rinascita, diventando promotore di una ricostruzione totale, figlia del sodalizio tra arti e tecnologia.
Se nel 1919 Walter Gropius reclutava i maggiori intellettuali, artisti e studiosi dell’epoca, presentandosi a casa loro durante i pranzi di Natale1, cent’anni dopo Ursula può permettersi di apparecchiare una gigantesca tavola virtuale a cui far accomodare ospiti da tutto il mondo. È quello che è successo il 22 e il 23 aprile sulla piattaforma New European Bauhaus, in occasione del lancio del programma iniziato con un dibattito collettivo a cui hanno partecipato architetti, designer, artisti, attivisti e politici, alcuni provenienti da realtà extra-europee e portavoce di visioni anche molto critiche nei confronti dei presupposti del progetto stesso (l’elenco dei partecipanti). Infatti i due giorni di confronto sono serviti sia a fissare i punti fermi del movimento sia a far emergere interrogativi e criticità, cosa che fa ben sperare perché, come ogni buon progettista sa, è solo mettendo in discussione il punto di partenza e ribaltando il punto di vista che si può ambire a costruire qualcosa di nuovo.
© "The House of Blivande" - Un centro per l'arte partecipativa, la cultura interdisciplinare e la costruzione di comunità visionarie. Fonte: selezione NEB
Il NEB intende farsi promotore di processi di co-progettazione destinati alle comunità delle città e dei territori, affinché a chiunque sia permesso esprimere opinioni, contribuire con il proprio sapere e essere autore di un cambiamento tangibile in direzione della sostenibilità.
Risulta evidente, anche alla luce degli eventi attuali, che ciò accade nel mondo, anche nei luoghi più remoti, riguarda tutti noi e per questo la responsabilità del cambiamento è anche nostra, in quanto membri di una comunità. Citando l’intervento di Olafur Eliasson, “il cambio di prospettiva avviene quando alla domanda: who is the public? riusciamo a rispondere: Oh, it’s me, it’s also me, not just me!”. Tuttavia non basta un bello slogan a svegliare le coscienze, serve un’azione di sensibilizzazione capillare, per questo il NEB ripone molta fiducia in quei processi che, oltre a costruire uno spazio migliore, contribuiranno a suscitare un desiderio di cambiamento in ogni singola persona, non solo nelle nuove generazioni o negli studenti. Il sindaco di Praga Zdenek Hrib, chiamato in causa per rispondere alla domanda “Come potremo convincere le istituzioni locali dell’importanza della co-progettazione?”, è stato molto chiaro:
“… le istituzioni locali si convinceranno solo quando le persone cominceranno a fare pressione e per far sì che le persone facciano pressione dobbiamo aiutarle a comprendere che possono, in prima persona, contribuire al cambiamento, che sono loro ad avere in mano gli strumenti per migliorare e ridefinire la qualità delle loro vite, devono solo volerlo o forse pretenderlo”.
© Urban Beta – Una visione per quartieri sani e collettivi - Fonte: selezione NEB
Parlando di qualità dell’ambiente non si può evitare di chiamare in causa il Green Deal Europeo, un piano d’azione gigantesco che ha una portata politica e giuridica; eppure dalle parole dei partecipanti alla tavola rotonda sembra evidente che anche questo non basti, perché la questione della sostenibilità è molto complessa e ha a che fare non solo con il modo in cui usiamo le risorse ma con la nostra capacità di riconoscerle. A tal proposito proprio dall’Asia giunge la provocazione più grande di cui si fanno portavoce due figure di spicco: l’architetto Shigeru Ban e Sheela Patel, fondatrice e direttrice della SPARC di Mumbai (India) e membro del National Slum Dweller Federation. Entrambi hanno espresso il timore che quel senso di superiorità che l’Occidente ha nei confronti dell’Oriente e del Sud del Mondo, non sia del tutto scomparso e che possa compromettere i buoni propositi del NEB. Shigeru Ban, progettista profondamente cosciente delle realtà in cui opera, ha infatti ricordato che la cultura orientale è per definizione olistica e da sempre mette al servizio dello spazio questa sensibilità, per cui proprio dall’Asia possono arrivare lezioni importanti sul modo di vivere, costruire e relazionarsi all’ambiente. Sheela invece ha posto l’accento sui danni del colonialismo europeo che, per secoli, ha imposto la propria cultura delle costruzioni senza tener conto della diversità e dell’identità dei luoghi, contribuendo ad infondere, nelle comunità dei paesi colonizzati, un sentimento di inferiorità che ha portato a sopravvalutare le mode “architettoniche” occidentali, creando danni irreparabili al paesaggio. Impossibile poi non sentirsi chiamati in causa dal suo appello gentile con cui chiede di prestare attenzione alla voce delle milioni di persone che, vivendo in situazioni abitative di emergenza, non possono certo permettersi di partecipare ad un movimento di co-design, ma che forse, proprio per le condizioni estreme in cui vivono, sono esperti del costruire insieme, del fare da sé, del vivere in comunità e che possono quindi avere molto da insegnare a chi promuove una progettazione collettiva dell’ambiente del futuro.
© Valentino Gareri - Tree-House School - Fonte: selezione NEB
Il NEB deve tenere conto di questo, assicurandosi che l’atteggiamento di fondo del movimento sia prima di tutto quello di imparare e ascoltare anche lingue che non si comprendono, storie che non si conoscono, versioni dei fatti che si preferirebbe ignorare, perché molto è già stato fatto, nella storia e nel presente, anche senza l’ausilio di sigle sotto le quali riconoscersi.
Ciò che può davvero fare la differenza per l’Europa, ciò che può farla uscire da questa situazione critica, è ammettere che tutti hanno una voce e che chiunque può prendere parte al disegno del mondo che sarà. Solo facendo nostro questo approccio, nella professione e nella vita, potremmo dirci ambasciatori di un nuovo movimento culturale e sperare che influisca sul XXI secolo con la stessa portata rivoluzionaria che il Bauhaus ha avuto per il XX.
“It always seems impossible until it’s done”.
Nelson Mandela
Gli strumenti del NEW EUROPEAN BAUHAUS
La piattaforma è un collettore di risorse e di talenti e riunisce gli strumenti utili e necessari per dare seguito e rilevanza a iniziative personali. Sono disponibili:
Il toolkit: materiale informativo per iniziare/ospitare dibattiti e gruppi di lavoro;
Il collector sensemaker: per la condivisione e presentazione di progetti e ricerche;
Il 2021 NEB Prizes: sono stati lanciati due categorie di concorso, una destinata a premiare progetti già realizzati e una per le nuove proposte riservata ai giovani sotto i trent’anni;
Stay in touch!: canali editoriali e di comunicazione dedicati;
A settembre verrà pubblicata la prima call per progetti pilota.
Abbracciare il movimento in questa fase iniziale potrà sembrare azzardato, per il carattere sperimentale delle sue iniziative, eppure a noi sembra che sia il momento migliore per prendere parte ad un percorso di crescita collettivo che cambierà l’ambiente costruito e il mindset delle persone che lo vivono.
Se hai letto fino a qui … GRAZIE!
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Appuntamento al prossimo martedì!
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Memorabile il pranzo di Natale del 1919 a casa di Bruno Taut a Berlino, dove Gropius riuscì a convincere l'architetto olandese e altri personaggi di spicco, fra cui Theo van Doesburg, a diventare membri della scuola di Weimar.