Cartoline - Paesaggi immaginari e dove trovarli
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Visto con gli occhi dell’Europa e filtrato dallo sguardo di progettisti e urbanisti, il continente asiatico offre, da trent’anni a questa parte, un vero e proprio spettacolo di creazione incessante e rapida di quell’organismo vivo e affascinante che è la città. Infatti, come preannunciato dai ricercatori de La Salle University nel 2003, “il futuro asiatico è un futuro urbano” ed elencano quelle che 18 anni fa erano le stelle nascenti urbane ma che ora sono diventate simbolo stesso del fenomeno che le ha prodotte: Shanghai, Pechino, Guangzhou e Shenzhen, in Cina, seguite da Mumbai e Delhi, in India.
Cartolina n° sedici
data: 13 VII 2021
luogo: Asia - M120
n° di serie: 16
Ad essere precisi più che di città si tratta di megalopoli cresciute quasi dal nulla che si espandono come magma, si compongono e si dilatano “a vista d’occhio”, aggregando, fondendo e plasmando molecole urbane. Il paesaggio che ne risulta è fatto di foreste di edifici e grattacieli la cui crescita in altezza è esponenziale e direttamente proporzionale a quella della popolazione che si riversa in città, senza sosta, svuotando i territori rurali. Per esempio Shanghai ha raggiunto un tasso di crescita del 3.57%/anno arrivando a contare più di 20 milioni di abitanti (nel 1970 ne aveva “solo” 5) ed è sede del distretto economico speciale e internazionale di Pudong, lo skyline più conosciuto al mondo. Quest’area, localizzata sul lato orientale del Fiume Huangpu, fino agli anni Novanta era costituita da ex cantieri navali, vecchi capannoni e capanne di coltivatori di riso, invece oggi ospita imponenti grattacieli simbolo della potenza e dell’avanguardia delle imprese internazionali e attira il 61% di tutto il denaro che arriva in Asia1.
Shanghai Skyline - © Creative Commons Pixabay
Come scrive il critico Rowan Moore “il fenomeno della nuova urbanizzazione asiatica ha suggerito all’Occidente una fugace, seppur possibile, visione sulla città del futuro”. E in effetti le megalopoli del continente asiatico rappresentano ciò che ogni città globalizzata potrebbe e vorrebbe essere ma che spesso non ha il coraggio di diventare. Perché l’audacia urbanistica nasce dal presupposto che si possa costruire sul passato, nel senso letterale del termine, una cosa impensabile per noi occidentali.
Qui sta il rovescio della medaglia, perché se la febbre di futuro permette di compiere giganteschi passi avanti, il pericolo che il passato venga spazzato via è molto, troppo alto. Ma il sottobosco urbano è un elemento di vitale importanza per la sopravvivenza delle metropoli e delle loro comunità urbane. Infatti così come un bosco non potrebbe mai sopravvivere senza quel microcosmo che abita tra le sue radici e che le nutre, così le megalopoli, immense foreste di grattacieli, ricevono forza e spinta propulsiva dai territori, custodi di tradizioni, cultura, patrimoni.
Foto di Antonios Ntoumas - © Pixabay
In un continente come quello asiatico, abitato da culture millenarie, la storia riveste un ruolo fondamentale perché unisce estremi temporali e geografici di una portata e di una vastità senza eguali. Salvaguardare un patrimonio così vario e consistente è difficile ma necessario, perché quella forza propulsiva endogena che ha permesso all’Asia di diventare la prima potenza mondiale nel giro di poche decine di anni, affonda le sue radici nell’empowerment locale, ovvero nelle antiche tradizioni artigianali, nello spirito imprenditoriale della popolazione delle campagne e nel valore assoluto che i contadini danno al risparmio e al lavoro.
Small Settlements in China - © Foto di Anna Paola Pola
L'importanza della tutela del patrimonio è ben radicata nelle nuove generazioni di decisori, imprenditori, artisti, scienziati e ricercatori che, facendo leva sulle competenze culturali, scientifiche e tecnologiche acquisite, stanno alimentando una tensione produttiva che va verso la creazione di nuovi modi di fare città, di vivere i quartieri, di nuovi stili di vita che possano soddisfare le esigenze contemporanee, o ricalibrarle, ispirandosi alle tradizioni. È qui che, ancora una volta, entra in gioco l’architettura, il campo dove tutto questo si esprime al meglio, in una fusione tra arte e tecnica, artigianato e pensiero, ambiente e artificio e che in Asia ha raggiunto livelli straordinari grazie alla cultura dell’armonia e della composizione che per secoli ha educato alla bellezza e alla cura dello spazio, come materia viva ed energetica, frutto di equilibri e relazioni delicate.
Così, parallelamente alla crescita del magma urbano, si assiste ad un’opera collettiva di tutela e cura del patrimonio architettonico di un Paese che ha guadagnato lo status di laboratorio per lo sviluppo urbanistico del futuro, ma che non può permettersi di perdere quell’appeal di mondo antico, ricco di fascino, di storia, di tradizioni.
Small Settlements in China - © Foto di Anna Paola Pola
Ciò che è ulteriormente interessante e innovativo è che in questo processo Oriente e Occidente diventano allenati, non sono più antagonisti o “contrari spaziali”. Infatti la globalizzazione credeva di espandere il Mondo e invece lo ha contratto e ristretto, facendo maturare la consapevolezza che, nonostante le differenze culturali e geografiche,
abitiamo tutti lo stesso pianeta, cooperiamo negli stessi luoghi e siamo compresenti nelle stesse città.
Per questo da circa vent’anni ai flussi di prodotti si accompagnano quelli di turisti, studenti, ricercatori e lavoratori; le università e le istituzioni (UNESCO in prima linea) riuniscono team internazionali d’eccellenza che, sovrapponendo culture e prospettive, contribuiscono alla costruzione di un futuro migliore e alla tutela del passato.
È in questo quadro che si inserisce la ricerca di Anna Paola Pola, architetto, direttrice del dipartimento di pianificazione urbana e ricercatrice presso il Centro di categoria II dell'UNESCO, WHITRAP di Shanghai presso la Tongji University, che negli ultimi cinque anni si è dedicata ad un lavoro di campo nelle regioni interne e remote della Cina. Anna Paola descrive i modelli urbani storici e le tipologie architettoniche, analizza e valuta le loro recenti trasformazioni, svelando così:
l'effetto combinato delle molteplici politiche che hanno plasmato l'ambiente rurale cinese e alimentato la narrativa nazionale negli ultimi venti anni.
Small Settlements in China - © Foto di Anna Paola Pola
La ricerca, intitolata Small Settlements in China, fornisce un contributo importante per il mondo della pianificazione, offrendo analisi, dati, mappe e rilievi con cui integrare la progettazione di grande scala; è prossima alla pubblicazione2 e siamo certi che sarà un tassello importante per indurre un cambio di prospettiva e lavorare a nuove fisionomie urbane, aspirazioni e idee.
Una cosa è certa, Small Settlements in China fornisce gli strumenti per curare e rinvigorire il sottobosco e dare così ancora più forza e energia alla foresta!
Se hai letto fino a qui … GRAZIE!
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Appuntamento al prossimo martedì!
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Fonte: n°10 di Ventiquattro - il magazine cartaceo del Sole 24ore
Small Settlements in China è tra i vincitori della call “A New ListLab!” per nuove proposte editoriali. Il libro verrà pubblicato la primavera prossima nella collana M 120 - Meridiano 120.